AVANGUARDIE
collezione di articoli, foto e video
Monday 24 June 2013
Skype e NSA
Saturday 15 June 2013
La Buona Strada
Museo diffuso Il più bello è a Milano
Saturday 11 May 2013
Boom del fotovoltaico, ricerca statunitense
La Blunden di SunPower, che con 500 partner si posiziona al secondo posto nello scenario italiano, spiega che “uno dei migliori aspetti del mercato del bel paese è che i consumatori possono risparmiare denaro sulle loro bollette elettriche usando la propria energia solare nelle proprie case e, poi, vendere l’energia in eccesso alla rete. L’introduzione più recente è quella del sistema di riduzione degli incentivi progressiva”. Le tariffe per l’energia solare immessa nella rete dal singolo proprietario, dunque, “verranno ridotte ogni mese, cosa che dovrebbe incoraggiare i consumatori a investire nel solare il prima possibile. Tuttavia, senza un sistema di prenotazione dell’allaccio alla rete, la griglia di diminuzione mensile renderà i grossi impianti difficili da finanziare per il fatto che i tempi sono molto difficili da prevedere”. Ma sul futuro la Blunden non ha dubbi: “grazie al quarto conto energia, che ha fissato a 23 Gigawatt entro il 2016 il principale obiettivo nazionale, e assicurando una politica stabile, l’Italia diventerà uno dei paesi al top del fotovoltaico europeo”. E anche gli ultimi dati dell’Istat sono incoraggianti: solo sugli edifici comunali la potenza media, arrivata nel 2010 a 1,1 kw ogni 1.000 abitanti, ha registrato un incremento del 114,9% sul 2009.
Monday 6 May 2013
Bros: ecco il mio padiglione per l'Expo
È battaglia sul futuro dell'Aler
Sunday 10 February 2013
Libero più Virgilio: (ri)nasce Italia Online
Libero compra Virgilio per sfidare Google
Dall'acquisizione nasce il primo player tricolore del mercato internet, che sfrutterà le sue capacità di parlare agli investitori locali per dare filo da torcere al colosso di Mountain View. L'operazione servirà a capire quanto spazio resta per una via italiana al business sul web
L’operazione messa in piedi da Sawiris risulta ancora più strategica se si pensa che assieme a Virgilio, si è aggiudicato ben due concessionarie, Niumidia ADV e Iopubblicità, presumibilmente con un buon pacchetto di clienti da condividere, e il servizio di informazioni 1254.
I due marchi, per ora, resteranno separati. Non ci saranno né un «Virgero», né un «Libilio», per citare le orrende crasi che sono circolate in queste ore in rete. Comunque creeranno sinergie sin da subito. E li attende una sfida elettrizzante: dimostrare che su internet c’è ancora spazio per le particolarità locali e che una leadership non è necessariamente prerogativa dei grandi gruppi internazionali.
Saturday 25 August 2012
Ecco cosa ci aspetta con il nuovo conto energia
Tetto di spesa
Tariffe incentivanti
Accesso ai registri
Impianti in sostituzione dell’Eternit
Oneri GSE
Friday 24 August 2012
Estate 2012, fuga dalle vacanze più della metà degli italiani a casa
Wednesday 15 August 2012
Un piccolo jazz festival molto cool
Spesso avviene che siano le piccole località ad appassionarsi agli eventi culturali e a farli crescere nel tempo, incuranti delle mode e delle crisi. Tremezzo, sulla sponda occidentale del Lago di Como quasi di fronte a Bellagio, organizza da ormai undici anni un «Jazz Festival & Dintorni» gratuito che quest' anno si svolge da domani a sabato, con due appuntamenti di rilievo per sera. Si comincia domani con la serata più internazionale: in apertura il trio del contrabbassista russo Yuri Goloubev, seguito dal gruppo The Minus One del sassofonista americano Michael Blake. Entrambi molto affezionati all' Italia, hanno formato gruppi con musicisti di casa nostra; il moscovita Goloubev, formidabile virtuoso con importanti trascorsi nel mondo classico, si è trasferito nel nostro Paese e da due anni guida un gruppo con il chitarrista Massimo Vescovi e il batterista Marco Zanoli; il canadese Blake, da tempo cittadino di New York, ha trovato una propria dimensione con il contrabbassista Stefano Senni e il batterista Tommaso Cappellato, titolari assieme a lui di The Minus One. E significativamente in entrambi i casi il jazz che esce dai gruppi è fortemente contemporaneo e «internazionale», ricco di richiami ad altri sofisticati generi musicali. Il pianoforte è il protagonista della serata di venerdì 17, a iniziare dalla performance solitaria del veterano Gaetano Liguori, sulle scene dai primi anni Settanta, che attraverserà una personale rilettura della storia del jazz; a seguire il pianista Dado Moroni, solidissimo conoscitore del proprio strumento apprezzato da tutti i grandi protagonisti americani, intreccerà le idee con quelle di Rosario Giuliani, fuoriclasse del sassofono contralto molto stimato anche in Francia. Per finire, sabato 18, una serata più vicina alle melodie tradizionali, viste da prospettive piuttosto diverse. Il gruppo The Thieves (Tullio e Marco Ricci a sassofono e contrabbasso, con Alberto Tafuri al basso e Maxx Furian alla batteria) «ruba» creativamente il repertorio a Sting e ai Police, come nel suo recente e applaudito album; conclude un altro duo, formato dalla pianista Rita Marcotulli e dal fisarmonicista Luciano Biondini, in un programma intitolato «Variazioni sul tema» che rivisita le musiche scritte dalla pianista per il film «Basilicata Coast To Coast», ma rilegge anche i suoi ben noti omaggi a Truffaut e brani celebri dei Pink Floyd.
PalaAJ per la "casa" dell'Armani Jeans
Inaugurato nel 1961, il glorioso impianto, che ha fatto da palcoscenico ai campioni dei canestri (da quelli eroici della Simmenthal ai funambolici Harlem Globetrotters americani), a numerosi concerti (dai Rolling Stones a De Gregori e Vecchioni) ed è stato persino utilizzato come moschea dai musulmani di Milano, o per convention religiose, o per incontri come quello con il Dalai Lama, non resterà una cattedrale nel deserto metropolitano come si è temuto. Perché in tempi di spending review, la ristrutturazione, che trasformerà il vecchio palasport di piazza Stuparich, con una capienza attuale di 3.250 posti, in una avveniristica struttura, rischiava di rimanere impantanata nell'immobilismo dell'austerity imposta da Palazzo Marino.
La rinascita del Palalido però non prevede soltanto un aumento della capienza, ma anche l'aggiunta di due tribune mobili, nuovi spogliatoi e un tetto non più in amianto ma sostituito da una struttura reticolare in acciaio, che sarà idealmente sospesa nello spazio grazie all'effetto prodotto dalle fasce trasparenti. La rinascita porterà con sé anche un cambio di nome: il palasport sarà ribattezzato PalaAJ, alias Armani Jeans. È chiaro che, con un nome così, l'attività principale del futuro Palalido sarà la pallacanestro. Infatti su quel parquet le «Scarpette rosse» si alleneranno e giocheranno le partite di campionato; così come rimbalzerà la palla a spicchi delle squadre giovanili dell'Olimpia.
Thursday 26 July 2012
Il record della barca solare
Wednesday 21 September 2011
Google Plus apre al pubblico. E punta tutto sui canali video.
Novanta giorni di passione, punteggiati da record 1 che hanno spaventato un colosso come Facebook. E ora Google + 2, il social network di Mountain View, diventa pubblico aprendosi a chiunque voglia entrarci. Durante la prima fase sperimentale, l’accesso avveniva solo su invito, Mark Zuckerberg e compagni lo hanno visto crescere con preoccupazione, tanto da correre ai ripari per tentare di arginarlo a colpi di modifiche, migliore, nuovi servizi. Ma anche dall’altra parte non sono stati da meno.
"Dalla nascita di Google + ad oggi abbiamo apportato oltre cento cambiamenti", spiega Vic Gundotra, vice presidente nella multinazionale fondata da Larry Page e Sergey Brin e fra i "padri” del social network. "E’ un progetto ancora allo stadio iniziale –spiega-, ma stiamo tentando di portare dentro un software le sfumature e la ricchezza della vita reale". E costruire così un business, aggiungiamo noi, che domani varrà miliardi di dollari.
I numeri. I numeri sono incoraggianti. Quelli ufficiali parlano di un miliardo di contenuti condivisi ogni giorno, quelli non ufficiali di circa 25 milioni di utenti già attivi su Google Plus. "Erano dieci milioni a giugno", racconta Gundotra, "e da allora posso confermare che sono cresciuti costantemente". Tre giorni fa è stata anche aperta agli sviluppatori di applicazioni, con il rilascio delle Api (Application Programming Interface) per permettere di creare applicazioni sul social media. Uno dei punti di forza del concorrente Facebook 3.
"La differenza con Facebook – continua il vicepresidente di Google -, sta nella possibilità di avere diversi livelli di condivisione con conoscenti, amici, parenti. I 'circoli' funzionano in maniera più accurata dei contatti di Facebook. Ma oggi annunciamo anche tre grosse novità: la possibilità di parlare via videoconferenza con nove presone differenti anche da cellulare, il poter condividere documenti e lavorarci con altri in diretta e l’introduzione di un motore di ricerca interno al social network".
I videoritrovi diventano mobili. Partiamo dai video, che fra le tre novità che accompagnano l’apertura al pubblico di Google + è forse la più interessante. L’estensione del 'videoritrovo' (videochat collettive) ad Android, sistema operativo per smartphone dell’azienda californiana e a breve anche all’iPhone, è un passaggio inevitabile considerando quanto il mondo mobile stia diventando importante. Ma l’utilizzo delle comunicazioni video dentro Google + si spinge oltre.
Nei novanta giorni appena passati c’è chi ha tenuto dei concerti e ora sarà anche possibile condividere documenti o disegnare mentre si parla. Dunque i videoritrovi diventano uno strumento gratuito per riunioni a distanza.
La nascita dei canali video fai da te. Ma non è finita qui. Chi volesse parlare a un pubblico più ampio che superi la sua cerchia di conoscenti, o viceversa volesse semplicemente assistere da spettatore, potrà sfruttare la nuova funzione per le trasmissioni pubbliche chiamate 'videoritrovi in diretta'. Si tratta di veri e propri canali all’interno del social network. "Ci aspettiamo che a breve diventino un vero fenomeno", sottolinea il vicepresidente di Google. "Sarà possibile per milioni di persone seguire eventi dal vivo e condividere poi il filmato sul proprio profilo". Facile immaginare sermoni ascoltati da migliaia di fedeli, comici che avranno milioni di fan pronti a seguirli in diretta, o ancora politici che potranno annunciare dal loro profilo le decisione prese.
Il funzionamento è semplice: basta aprire un normale 'videoritrovo' e si avrà la possibilità di trasmettere e registrare la propria sessione. Una volta “in onda”, possono partecipare attivamente fino a nove persone (come nella versione standard), ma chiunque può assistere alla diretta. La pubblicità? "Per ora non abbiamo un modello per la vendita pubblicitaria su Google +", puntualizza il "padre" del social network. "Ma certo, è uno degli aspetti che presto affronteremo".
Il motore di ricerca. "Abbiamo anche aggiunto la ricerca interna", prosegue Vic Gundotra. "Si digita ciò che si vuole nella casella di ricerca e verranno visualizzati tutti i risultati pertinenti relativi a persone e post, ma anche a contenuti sul web". Se si ha la passione per la cucina, tanto per fare un esempio, si troveranno quindi ricette, consigli e gli chef presenti sul social network.
Insomma, com’era prevedibile tutta la potenza di Google si sta riversando un pezzo alla volta su suo social network. E alla fine la differenza con Facebook sta tutta qui. I suoi 750 milioni di utenti sono ancora una meta molto lontana per Google +, eppure a Mountain View sono fiduciosi. "Non rilasciamo mai i dati relativi all’entità dei team di sviluppo che lavorano a un determinato progetto”, conclude Gundotra. "Ma posso dire che oggi a Google è più facile contare chi non lavora a Google + piuttosto di chi è coinvolto in questo nuovo progetto".
Tuesday 13 September 2011
Scandalo Bettencourt nuove ombre su Sarkozy
La storia In un libro le presunte accuse dell' infermiera, lei però nega
«Una mazzetta dall'erede L'Oréal». L' Eliseo smentisce
PARIGI - Con la pace fatta a gennaio tra la madre Liliane e la figlia Françoise l' affare Bettencourt - che tormenta la vita politica francese dal 2007 - sembrava finalmente archiviato. Non è così. La giudice Isabelle Prévost-Desprez chiama ora in causa direttamente il presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy: «L' infermiera di Liliane Bettencourt, dopo essere stata sentita da me, ha confidato alla mia cancelliera: "Ho visto dare dei contanti a Sarkozy, ma non potevo metterlo a verbale"». «Questo processo rappresentava per l' Eliseo un rischio enorme - continua la giudice -. Bisognava sottrarmi il dossier, a tutti i costi. Era imperativo farmi fuori». Isabelle Prévost-Desprez, infatti, venne messa fuori gioco il 17 novembre 2010, quando tutta l' inchiesta è stata trasferita da Nanterre a Bordeaux in seguito al conflitto scoppiato tra lei e il collega Philippe Courroye, vicino a Sarkozy. La testimonianza della Prévost-Desprez è contenuta nel libro «Sarkozy m' a tuer» (Sarkozy mi ha ucciso, con voluto errore ortografico) uscito oggi in Francia e scritto da due giornalisti di Le Monde che hanno raccolto le storie di una trentina di persone (magistrati, poliziotti, alti funzionari, politici, gente comune) cadute in disgrazia per essersi opposte al presidente. Non è la prima volta che Sarkozy viene accusato di avere, in epoca pre-presidenziale, intascato soldi dalla famiglia Bettencourt, direttamente o tramite i servigi di Eric Woerth, allora tesoriere del partito Ump, poi nominato ministro del Lavoro e costretto alle dimissioni nel novembre scorso. L' ex contabile dei Bettencourt, Claire Thibout, raccontò l' anno scorso di 150 mila euro affidati a Woerth e probabilmente destinati alla campagna elettorale di Sarkozy. Poi la Thibout ritrattò in parte la sua testimonianza, e oggi denuncia le pressioni degli uomini vicini al presidente per farle cambiare versione. Ieri, dopo il grande clamore delle rivelazioni anticipate da Libération , l' infermiera chiamata in causa dalla giudice Prévost-Desprez ha poi negato di avere parlato alla cancelliera di contanti visti in mano a Sarkozy. Ma ha confermato il clima di paura che circonda l' affare: «Dopo la mia testimonianza arrivarono le minacce di morte. Mi dissero che il mio corpo sarebbe stato ritrovato nella Senna». A parte la lite tra madre e figlia, la circonvenzione d' incapace praticata su Liliane dall' inquietante fotografo François-Marie Banier e la colossale evasione fiscale, con «Sarkozy m' a tuer» torna a riaffacciarsi l' ipotesi di finanziamento illegale dei partiti, del quale avrebbe beneficiato il futuro presidente. «Accuse infondate, menzognere e scandalose», ha smentito ieri l' Eliseo. E il premier François Fillon: «Mi auguro che i procedimenti in corso pongano rapidamente termine a manipolazioni infondate che si spiegano solo con il periodo pre-elettorale». A sette mesi dal voto presidenziale, il risorgere dello scandalo Bettencourt offre un po' di respiro a una sinistra ancora turbata dal caso Strauss-Kahn. «Troppe pressioni - ha detto il favorito socialista, François Hollande -. Questo libro rivela che all' Eliseo sarebbe attiva una cellula che manovra perché alcuni scandali vengano cavalcati, e altri insabbiati». Il presidente Nicolas Sarkozy ieri ha lasciato che a difenderlo fosse il governo e non si è espresso direttamente sulla questione. Piuttosto, ha colto l' occasione dell' annuale conferenza degli ambasciatori per rilanciare il suo attivismo internazionale. Sarkozy ha preferito rivolgersi minaccioso a Ahmadinejad e Assad. Quanto al primo, «le ambizioni militari, nucleari e balistiche dell' Iran costituiscono una minaccia crescente che potrebbe condurre a un attacco preventivo contro i siti iraniani». E Sarkozy alza i toni contro la Siria: «Il potere a Damasco sbaglia se crede di essere al riparo dalla volontà del suo popolo. La Francia, con i suoi alleati, farà tutto ciò che è legalmente possibile perché trionfino le aspirazioni del popolo siriano alla democrazia». Lo sguardo presidenziale non si abbassa sul libro con le storie degli sconfitti di casa.
La vicenda Il caso Françoise Bettencourt denunciò nel 2007 per circonvenzione di incapace François-Marie Banier.
La donazione Il fotografo Banier, amico della madre di Françoise, aveva ricevuto dall' anziana donna un miliardo di euro.
L' indagine Liliane Bettencourt è anche accusata di evasione fiscale in Svizzera: sarebbe stata aiutata dalla moglie del ministro del Lavoro Eric Woerth. Il presidente Sarkozy è stato già accusato in passato di avere intascato soldi dalla famiglia Bettencourt in epoca pre-presidenziale, direttamente o tramite i servigi di Eric Woerth, allora tesoriere del partito Ump.
Giorgio Stoppino il poeta del Design
La carriera di Giorgio Stoppino, da poco scorparso (natio di Vigevano e rimasto sempre legatissimo alla sua cittadina) non è stata priva di riconoscimenti, ma è rimasta nell'ombra. Come nell'ombra è avvenuta la sua scomparsa: da tempo era ricoverato all'istituto Redaelli di Milano per problemi di salute e qui gli era arrivata anche la notizia di quel premio alla carriera, oltretutto giunto dopo la morte dell'amata moglie, e collaboratrice, Deda (con lui aveva vissuto più di quant'anni). Una solitudine in parte legata alle leggi di un architettura che oggi vuole certo più il personaggio che il buon progetto, ma che Stoppino aveva aveva incrementato con quel suo carattere non facile, solitario e orgoglioso. Una vicenda, quella di Stoppino, di una certa ritrosia low-profile tipica del design italiano, soprattutto milanese.
Allievo di Ernesto Nathan Rogers al Politecnico di Milano, considerato uno degli esponenti del cosidetto Neoliberty, Stoppino aveva fondato nel 1953 con Vittorio Gregotti e Lodovico Meneghetti lo studio Architetti Associati (prima a Novara, poi a Milano): da quella collaborazione sarebbe nata, tra l'altro, la poltrona Cavour nel 1960 (SIM-Poltrona Frau), considerata uno dei simboli dello stesso movimento Neoliberty. Nel 1968 la decisione di metter su uno studio indipendente. E mentre Gregotti avrebbe scelto la via della progettazione architettonica "in grande scala" e Meneghetti quella dell'insegnamento accademico, Stoppino si sarebbe invece dedicato quasi esclusivamente alla progettazione di oggetti: la famiglia di sedie e tavoli Maia per Bernini (1969), il portariviste per Kartell (1971), la lampada del tavolo Drop 1 per Tronconi (1976), la famiglia di tavoli Acerbis.
Monday 12 September 2011
L'indagine I-Com ed Enea. Buone pubblicazioni, brevetti quasi inesistenti
Il Commissario Lelli: «Per cambiare le cose occorre un piano nazionale»
Per l'energia l'Italia ha conquistato un doppio record in Europa: siamo al top negli incentivi alle fonti rinnovabili e in fondo alla scala per gli investimenti nella ricerca del settore. Questo è il primo dato che emerge da un rapporto dedicato all'innovazione energetica i cui dettagli saranno presentati al Festival dell'Energia di Firenze il 23 settembre prossimo. L'indagine è stata preparata dall'Istituto per la competitività (I-Com) di Roma e offre un interessante confronto internazionale per l'evoluzione dell'ultimo decennio e le nuove tendenze maturate.
BREVETTI - Un secondo dato che salta all'occhio, e denso di significati, riguarda il numero delle pubblicazioni dei nostri ricercatori e delle domande di brevetto presentate nel 2010 all'European Patent Office. Per le prime siamo in una posizione media, invece per i brevetti drammaticamente arretrati. La Corea del Sud, che è al secondo posto nella classifica dopo gli Stati Uniti, ne ha 1.175 mentre noi raggiungiamo la timida cifra di 95; un decimo della Germania, meno di un terzo della Francia e al di sotto anche della Spagna.
INVESTIMENTI - Se siamo abbastanza bravi nel produrre lavori teorici, come mai questi non riescono a tradursi in proposte concrete che l'industria possa sfruttare? Una prima spiegazione è nascosta nel basso livello degli investimenti privati rispetto agli altri Paesi: 466 milioni di dollari nel 2009, un livello di spesa ben inferiore alle altre nazioni più ricche di risultati. Ma non è soltanto questa la causa. Accade infatti che la ricerca pubblica (570 milioni di dollari sempre nel 2009) generi soluzioni teoriche che rimangono sulla carta senza compiere il successivo passo verso la fase brevettuale che richiede un lungo e costoso impegno. Mancano, cioè, canali di scambio tra pubblico e privato. Questo è un male che ci trasciniamo da decenni e praticamente nulla si è fatto per curarlo. Tra università, enti vari e industrie si continua a parlare poco o nulla.
PUBBLICAZIONI - Vediamo qualche dettaglio nel bene e nel male. Nel 2010 su una trentina di riviste internazionali di maggiore importanza i nostri ricercatori hanno pubblicato la maggiore quantità dei loro studi sulle tecnologie fotovoltaiche (16) e per lo stoccaggio di energia (15). In entrambi i campi gli Stati Uniti, che sono in prima posizione, ne hanno stampati appena circa tre volte di più. Nei brevetti ci si è concentrati su fotovoltaico e solare termodinamico ma con numeri da titoli di coda rispetto agli altri. Nelle indagini sulla geotermia, invece, assieme alla Corea, primeggiamo.
RISORSE - Scorrendo i dati del decennio a livello internazionale ci si rende conto di due fatti. Il primo riguarda un aumento delle risorse economiche dedicate. Il secondo denota un cambiamento nella ripartizione. Nel Duemila gli investimenti pubblici erano il 62 per cento di quelli privati, nel 2009 sono diventati il 175 per cento. Il contributo pubblico è cresciuto enormemente e «il fenomeno - sottolinea Stefano da Empoli, coordinatore del rapporto - si è intensificato quando la crisi dell'economia ha spinto i governi a un maggior intervento diretto per compensare la contrazione delle disponibilità private». Infatti in Europa (ma non in tutti i Paesi) e negli Stati Uniti sono scese del 7,3 per cento mentre in Giappone solo dello 0,3. Nell'Unione gli investimenti privati dei tedeschi resistono alla crisi e in generale Francia e Germania sono i più impegnati su questo fronte. Per quanto riguarda l'Italia l'orientamento è mutato notevolmente. Nel Duemila il 40 per cento della spesa era rivolto al nucleare, oggi è in testa l'efficenza energetica (22,8%) seguita da nucleare (20,4%), combustibili fossili (15,7%) e fonti rinnovabili (10,3%).
PROGRAMMI - «Per facilitare lo scambio di conoscenze abbiamo siglato da un paio di mesi un accordo con Confindustria ma le domande che arrivano dalle aziende sono molto poche - nota Giovanni Lelli, prima direttore generale dell'Enea e ora commissario -. Nel fotovoltaico e nel solare termodinamico in Italia si sono ottenuti dei risultati e c'è qualche società che si sta muovendo. Tuttavia per cambiare le cose occorre un programma nazionale sull'innovazione energetica che agisca da regia assegnando incentivi che stimolino secondo precise direzioni il mondo produttivo. L'uso degli incentivi ha senso se è rivolto anche alla crescita delle capacità tecnologiche creando vantaggi industriali ed economici». L'Enea è l'unico centro di ricerca italiano per l'energia, ma da tempo immemorabile è commissariato. È una prova di come la politica affronti queste necessità.
Le 200 Harley sulle Dolomiti: «Uno scempio», «no, turismo»
Del resto l’Harley o si ama o si detesta. Lenta è lenta, pesante è pesante, costosa è costosa ma è semplicemente una leggenda con 108 anni di storia. Consacrata da film indimenticabili come Easy Rider con Jack Nicholson e Peter Fonda.Nulla è normale nel mondo dell’Aquila. I piloti si chiamano biker e non guidano ma vivono on the road. La bicilindrica a stelle e strisce, negli ultimi anni, ha conquistato star come Brad Pitt e George Clooney; ex presidenti degli Stati Uniti come George W. Bush e piloti come Michael Schumacher. Con buona pace degli stereotipi che vedono i ribelli harleysti «brutti, sporchi e cattivi».
Malgrado ciò, l’idea che centinaia di biker guidino sui passi ha fatto storcere il naso a molti ambientalisti. Michl Laimer, assessore della provincia di Bolzano all’Ambiente è uno di questi. «Non ho nulla contro le moto o le Harley ma organizzare un raduno nel cuore delle Dolomiti è sbagliato e contrario alla filosofia che sta alla base del riconoscimento di patrimonio naturale dell’Umanità dell’Unesco. Sono disposto a incontrare gli organizzatori per spiegare il mio punto di vista e trovare in extremis altre location più idonee». Anche l’ambientalista locale Michil Costa ha preso carta e penna e ha scritto alla fondazione Dolomiti dell’Unesco per chiedere di prendere posizione contro il motoraduno. «Noi non possiamo interdire nulla perché il nostro compito è quello di valorizzare e tutelare i beni. Per interdire bisogna rivolgersi alle autorità preposte. Però mi chiedo se sia giusto tout court che si svolga un raduno simile sulle montagne. A prescindere dalla nostra tutela. Perché o è moralmente lecito svolgerlo a Canazei, Cortina o Cervinia o non lo è mai. La bellezza e il silenzio delle montagne avvicinano a Dio e va rispettato».
Di parere opposto è Daniel Gepert, responsabile dell’evento. «Ogni giorno su queste strade circolano oltre 2 mila mezzi e mi vogliono dire che il problema sarebbero 150-200 moto in più in un week end? Tra l’altro le nostre sono moto in regola con le direttive europee sull’inquinamento. In più, ci sarà un ritorno economico. I centauri arriveranno non solo da tutta Italia ma anche da Austria, Svizzera e Germania. Si fermeranno a mangiare e dormire nelle strutture turistiche. Osvaldo Finazzer, albergatore e guida del tour, spiegherà prima di partire per il giro la bellezza dei luoghi che incontreranno. I nostri clienti sono abituati a viaggiare molto e rispettare la natura. Sono anche certo che molti torneranno d’inverno a sciare».
Saturday 10 September 2011
Due detective e un fantasma. Così Jobs conobbe la sorella.
La storia Nel 1986 lei stava scrivendo il primo bestseller. Lui era già il genio della Apple
La cena dopo la ricerca del papà che li aveva abbandonati Steve era nato due anni prima di Mona ed era stato dato in adozione a una coppia californiana
Thursday 8 September 2011
Coca Cola punta su Facebook
Boom per il costo delle inserzioni sul «social network» I nuovi linguaggi Anche la Pepsi si mette «on line» e lancia un concorso aperto alla comunità dei giovani navigatori sul web
MILANO - Quella del Nord Africa è stata chiamata la «rivoluzione dei social network», visto che i giovani ribelli si sono organizzati sulla rete per poi darsi appuntamento in strada. Ma anche il successo dei referendum in Italia secondo molti è stato grazie a Facebook. A cavalcare sempre più l' abbraccio multimediale garantito dal «salotto» di Mark Zuckerberg non sono solo i movimenti in cerca di espressione ma le big company che per attirare nuovi clienti, soprattutto i giovani, si stanno sempre più rivolgendo alla creatività della rete sociale. Secondo il Financial Times il costo di un «ad» (inserzione) su Facebook sta crescendo a livelli esponenziali proprio perché le grandi marche cominciano a trasferire i loro investimenti pubblicitari dalla tv e dalla carta stampata sul social network. Con il risultato che il «costo per click» di un «ad» piazzato su Facebook è aumentato del 74% nell' ultimo anno nei quattro maggiori mercati media. Il quotidiano inglese che cita un rapporto di Tbg Digital (società specializzata in social media) sottolinea come la spesa per piazzare la pubblicità, conteggiata per migliaia di «impression» o «ad» visti, sia cresciuta del 45% in Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania. La rete, la rete, la rete.
125 annidi storia
La pagina di Coca Cola su facebook con le celebrazioni per i 125 anni
Caso emblematico quello della Coca Cola, un marchio che ha conquistato il mondo a forza di comunicazione e che è stato tra i primissimi partner a firmare l' accordo con Facebook, a fine 2007, insieme con Verizon, Blockbuster, Cbs; e ancora Sony Pictures Television, New York Times, General Motors e altri. A neanche quattro anni di distanza la pagina del colosso di Atlanta è così popolare da aver raggiunto i 32 milioni di fan. E per dare la misura di quanto sia innovativo l' impatto del social network sulla comunicazione della famosa bottiglia, basti sapere che a crearne la pagina in primis sono stati due giovani così appassionati delle bevanda dalle bollicine da non poter fare a meno di condividere il proprio entusiasmo con altri fan. È successo un po' di tempo fa quando Dusty e Michael non trovando la pagina ufficiale di Coca Cola su Facebook, decisero di crearla da soli. Da quel giorno in poi, la multinazionale di Atlanta ha scommesso sulla pubblicità virale, sviluppando proprio quel profilo iniziale. Oggi Coca Cola che archivia il secondo trimestre con un utile netto in rialzo del 18% a 2,8 miliardi di dollari (le vendite sono aumentate del 47% a 12,7 miliardi) celebra sul social network (e anche su YouTube) una tappa importante: l' anniversario dei «125 anni di storia in 125 secondi». E lo fa con uno spot nostalgico realizzato da McCann Erickson Madrid che per un flash back riporta a una farmacia, alla fine dell' 800... Anche l' eterna rivale Pepsi si sta dando molto da fare per colpire l' immaginario dei giovani fan. E sul social network attraverso «Migliora il tuo mondo» lancia ai ragazzi «mega sfide» sul loro mondo: dalla scuola al lavoro, dagli «spazi urbani» al «sabato sera». Le idee migliori saranno premiate dal gruppo di Somers (New York) nel 2012. E intanto Zuckerberg, in vista della Borsa, monetizza con il marketing del passaparola la larga scala della sua piattaforma sociale, una comunità di 750 milioni di «amici».
Saturday 3 September 2011
Che pied-à-terre nel cuore di Brera
Thursday 1 September 2011
Moka Status Symbol
Tuesday 2 August 2011
La verità nella rete. Difficile da pescare.
Di sicuro, ai nostri giorni, non ci vuole più un coraggio particolare per scrivere la verità, come lamentava Brecht nella prima difficoltà. E allo stesso modo non vale più la quinta difficoltà. Oggi la diffusione della verità è talmente semplice che, in ogni modo, si diffonde ai molti, almeno all’interno dell’Europa.
D’altro canto, però, la seconda difficoltà, è diventata molto più complicata. Al tempo di Brecht, la realtà era facilmente riconoscibile con la sua ferocia. Da un lato le forze del male, cioè del totalitarismo, dall’altro quelle del bene, ossia della libertà, e tra di loro il campo di battaglia. Non c’era bisogno di conoscenze particolari per riconoscere la verità. Oggi, la messe di informazioni che il cittadino medio riceve dalla televisione, la radio, la stampa e da Internet è talmente abbondante che riconoscere la verità richiede davvero una competenza particolare. Quel che non c’era al tempo di Brecht e che invece domina il nostro tempo è l’onnipotenza dell’immagine. Il cittadino medio ogni giorno subisce un diluvio di immagini che provengono dalla televisione e dalla rete che finisce spesso per identificare la verità con l’immagine. Dalla frase di Marshall McLuhan «Il mezzo è il messaggio», siamo passati a una nuova fase: «L’immagine è la verità». La parola stampata non favorisce solo la conoscenza o l’informazione, aiuta in particolar modo il giudizio.
Il lettore di un giornale assume un atteggiamento attivo che scaturisce dal mezzo stesso, che lo costringe a mettere in funzione la sua capacità di giudizio, per scoprire qual è la verità. Invece, l’immagine impone di solito allo spettatore un atteggiamento passivo che lo induce ad accogliere la sua verità. Questo non significa, ovviamente, che l’immagine sia sempre menzognera. Di solito, però, si limita a dire una mezza verità. E le mezze verità preludono alle mezze bugie.
L’immagine televisiva ci ha abituato, d’altro canto, all’effimero e al fugace. La verità dell’immagine, mezza o intera che sia, è momentanea. Vale finché non viene sostituita dalla successiva immagine emozionante e poi viene cancellata come se non fosse mai esistita. Le verità che durano, quelle che costituiscono i valori stabili della vita, sono state abolite. L’immagine, per poterti trascinare, deve mutare di continuo. E, così accade anche alla sua verità. L’immagine televisiva è sincera solo quando fornisce immagini di catastrofi. L’esempio più recente è quello di Fukushima.
Nel caso di Fukushima, le mezze verità e le mezze bugie hanno un passato antico, che risale alla tragedia corrispondente di Chernobyl. Da allora una mezza verità e una colossale menzogna vengono sistematicamente messe in circolazione delle aziende che producono energia nucleare. La prima è il basso costo dell’energia nucleare. È una mezza verità che, intenzionalmente, non considera il costo elevatissimo di una catastrofe che è implicito nella produzione. La colossale bugia è che le centrali nucleari, dalla tragedia di Chernobyl a oggi, abbiano perfezionato i loro sistemi di sicurezza. La tragedia di Fukushima ci ha rivelato non solo che non li hanno perfezionati, ma che al contrario la manutenzione anche dei sistemi che già esistevano è stata sacrificata in nome del contenimento dei costi.
Se, ai nostri giorni, esiste una verità che non è mezza, ma intera è quella che proviene dai documenti pubblicati da Wikileaks. Non è affatto casuale che queste pubblicazioni abbiano messo sottosopra politici e governi in tutto il mondo. Perché la verità di quei documenti non solo non può essere messa in dubbio, ma svela anche tutte le mezze, distorte verità che venivano diffuse (e continuano a venir diffuse) in tutti questi anni dai politici e dai media.
E, visto che abbiamo parlato di Wikileaks arriviamo a Internet. Jared Cohen e il presidente di Google Eric Schmidt, in un articolo pubblicato nel numero di novembre/dicembre 2010 di Foreign Affairs sostengono la teoria per cui la forza sempre crescente di Internet scaturisce dal rapporto dei molti con i molti, contrapposto al rapporto dell’uno verso i molti che caratterizza la televisione, e che a questo si deve la diffusione dinamica e la capacità di movimentare grandi masse che dimostrano Facebook e Twitter rispetto alla televisione.
L’esempio più recente che molti fanno è quello del ruolo di catalizzatore che hanno avuto Facebook e Twitter nelle rivolte in Tunisia e Algeria.
Ma questa teoria viene messa in dubbio con argomenti molto convincenti dal professore di diritto Tim Wu nel suo libro The Master Switch. Wu porta come esempio la libertà che ha caratterizzato le radio libere negli Stati Uniti tra il 1912 e il 1920. Dieci anni dopo, tuttavia, la Radio Corporation of America (RCA), nel suo intento di controllare tutto lo spazio delle onde hertziane, pose limiti severi al loro utilizzo. Quel che la RCA è riuscita a raggiungere in un sistema di libero mercato, lo hanno poi copiato Stalin e Hitler per i loro oscuri fini. La radio, nella Germania nazista, è diventata una macchina di menzogne e di propaganda nelle mani di Goebbels.
Monday 18 July 2011
Bon Jovi, energia e capricci
In quarantamila per la band tornata al successo
UDINE - Bon Jovi ha fatto i capricci. Insoliti. Voleva iniziare con un' ora di anticipo sull' orario stampato sui biglietti (21.15). Pretendeva infatti di cantare per tre ore, ma anche di decollare col suo aereo privato entro mezzanotte, ultimo slot disponibile all' aeroporto di Ronchi. Gli organizzatori Claudio Trotta di Barley Arts e Loris Tramontin di Azalea erano decisamente contrari: troppi biglietti ancora da ritirare (un migliaio) di spettatori bloccati dal traffico. Alla fine il compromesso: alle 21 precise, con solo un quarto d' ora d' anticipo, le note di «Raise your hands» hanno mandato in fibrillazione gli oltre quarantamila spettatori provenienti da Italia, Slovenia, Austria e Svizzera. Alle 21.37 ha incominciato a piovere a intermittenza. Ma in fan hanno resistito imperterriti. Palco immenso, con megascenografia virtuale ad alta definizione e passerella gigante in mezzo alla folla per questo quasi rock, come lo chiamavamo nel 2003, in occasione della loro esibizione all' Heineken Jammin Festival di Imola. E oggi più che mai quel che Bon Jovi propone con grande successo di pubblico (e qualche sberleffo dei critici) è in realtà un pop travestito di rock che fa sentire tutti intenditori. Stiamo parlando di una formazione storica in pieno rilancio, seconda solo agli U2 nelle classifiche di incasso ai concerti. L' ultimo colpo di coda è stato a Londra dove hanno tenuto banco per dodici sere allo O2 di fronte a 200.000 spettatori complessivi. Non sono mancate neanche ieri allo Stadio Friuli, canzoni leggerine e orecchiabili, ricche d' enfasi che i fan cantano in coro: come le iniziali «Raise your hands», o «You Give Love a Bad Name», scritta, come tante altre da Bon Jovi, Desmond Child e Richie Sambora. Già, Sambora. Altra anima del gruppo, alcolista impenitente, ma anche molto impegnato nel sociale. Il suo rientro a sorpresa in questo tour, dopo un ricovero in clinica legato a una depressione e all' alcool, ha mandato in visibilio i fan. Ieri sera il chitarrista storico dei Bon Jovi è sembrato davvero in ottima forma. Fra i momenti più curiosi della serata un gioco di bandierine colorate organizzato dal fan club. Il concerto di ieri ha confermato che dietro questo perdurante successo ci sono il carisma e la prestanza di Bon Jovi. A 49 anni, Bon Jovi è «tremendamente figo» (come osservava una fan in un blog), ha un fisico così ben proporzionato che sembra uscito da un cartone animato. Tiene (tamarrescamente) la camicia di pelle nera aperta sul petto, si muove con la precisione di uno studente di mimo specializzato in pose rock. Senza contare chioma e dentatura perfetta. I suoi fan si muovono in sincronia con lui, battendo le mani a ondate come in certi antichi video dei Queen. La sensazione è che sappia fermare il tempo sia nell' aspetto che nella scrittura. Ieri sera infatti non c' era una grande differenza fra «Bad Medicine» del 1988 e «Love' s The Only Rule» dell' anno scorso. Insomma trionfa pescando fra gli effetti musicali più accattivanti (ruffiani) degli ultimi 30 anni. Nei bis ha cantato «Wanted dead or alive» avvolto nel tricolore e ha chiuso il concerto dopo due ore e cinquanta minuti.